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Dal 18 ottobre al 31 dicembre 2025
Grosseto, Museo Archeologico e Museo d’Arte Sacra
PIETRO ALBETTI. Canto quotidiano. Factum est

Pietro Albetti. Canto quotidiano

Il tema principale di “Canto quotidiano” è l’abitare, inteso come lo stare, il dimorare a casa propria, ma anche camminare per le strade, affacciarsi alle finestre, sedersi in una piazza… I dipinti presentano scorci di città in cui la figura umana è intenta a compiere gesti quotidiani. Il soggetto occupa una piccola parte dell’immagine, portando lo spettatore a osservare dapprima lo spazio, fatto di case, strade, balconi, per poi scoprire le persone. Questa scoperta invita a leggere il rapporto che la persona instaura con l’ambiente circostante, in un dialogo che svela la natura del soggetto e illumina il luogo di un significato nuovo. «La quotidianità degli uomini, e non l’architettura o il contesto urbano – scrive Giovanni Gazzaneo –, è il vero protagonista delle opere di Albetti, dove l’esistenza non è altrove rispetto al nostro vivere giorno per giorno. Perché quel che conta accade in ogni momento della nostra vita: ma per coglierlo bisogna essere presenti al presente. L’artista coglie questi momenti nel segno della grazia. Grazia che è nello sguardo e insieme nella luce che avvolge quei corpi, che dormono, cercano, pregano, studiano, lavorano, parlano, amano…».

Dice Pietro Albetti: «La creazione di questi lavori è stato un punto di svolta nella mia pittura introducendo per la prima volta il soggetto umano a cui saranno poi dedicate le opere degli anni successivi in un costante avvicinamento per indagarne il senso più profondo e intimo: l’uomo abita ciò che non può possedere poiché egli stesso è abitato da una Alterità che non conosce e che lo contraddistingue. Io ho bisogno del luogo, perché suggerisca qualcosa della figura. Se penso alla pittura dei grandi Maestri, capisco che a loro bastava il segno per manifestare attraverso la carne la profondità del mondo, della vita, del Cielo. Non è solo la capacità di leggere quel corpo: il segno è già altro, porta con sé il dramma. Io lavoro col segno. È come se costruissi da uno spazio che è vuoto, che è profondo. Parto dal nero per arrivare alla luce. Vivo il quadro mentre lo dipingo. Quando nasce un luogo, un volto, un corpo, non sono immagine, sono cosa viva. In fondo l’esito finale è lo stesso che accadeva quando creavo paesaggi: la natura mi sorprendeva come una novità. Non esisteva l’albero, l’acqua, il campo, ma qualcosa che si offriva nella sua gratuità infinitamente ricca e sempre nuova. Potrei dipingere per anni lo stesso soggetto e vedere ridestarsi quella ricchezza, quella gioia, quella forza».

Pietro Albetti. Factum est

L’opera “Factum est” nasce dalla riflessione sul tema della vita, a partire dalla sua origine. Gli spunti poetici che hanno generato l’opera sono principalmente due. Il primo nasce dall’esperienza personale di Pietro Albetti, il suo essere padre. Guardare le immagini ecografiche del proprio figlio spinge e “costringe” a cercare all’interno di quelle immagini, non sempre evidenti, gli indizi e i dettagli di ciò che si è certi esistere. All’interno di quelle zone chiare e scure lo sguardo indaga e piano piano intravede: la forma del cranio, le piccole ossa delle mani, il battito del cuore… La meraviglia della vita che sboccia e cresce nella prima di tutte le case: il seno della madre. Non si tratta di vedere ma di riconoscere ciò che il nostro cuore attende. Anche l’incontro con l’opera d’arte non può accadere senza questa attesa fiduciosa, senza questo atto di fede. La seconda ragione che ha contribuito alla nascita del “Factum est” è quel che è accaduto ad una coppia di amici di Pietro: il figlio, affetto da una malattia incompatibile con la vita, non sarebbe potuto sopravvivere alla nascita, quindi non sarebbe potuto entrare nel mondo. Racconta l’artista lombardo: «La riflessione iniziale, riguardo ad una vita che sarebbe finita nell’istante della nascita mi aveva turbato, ciò che appariva come un’enorme ingiustizia mi faceva domandare quale fosse il senso della scelta dei genitori di portare a termine la gravidanza. In quei mesi, il pensiero dell’inutilità di una fatica e di un dolore così grande mi costringeva a riflettere sullo scopo e sul senso della vita. Nel silenzio di questa attesa mi accorgevo che il piccolo essere, non ancora nato, stava convertendo il mio cuore. Iniziavo a comprendere con chiarezza che per cambiare il mondo non occorre vivere cent’anni, non contano il tempo, le azioni, il riconoscimento da parte del mondo, la lotta per il bene, ma basta quel seme di Mistero, quel piccolo seme donato che è all’origine dell’essere. Essere fatto, factum est».

Scrive Giovanni Gazzaneo: «Nonostante tutti gli artifici noi non possiamo autocrearci. Qualcun altro ci ha chiamato alla vita. Un padre e una madre ci donano il bene più prezioso, senza il quale nulla è dato: la nostra stessa esistenza. Nel bianco e nero essenziale di “Factum est”, come nel bianco e nero delle ecografie, noi scorgiamo la bellezza e la grandezza del mistero stesso della vita nella sua semplicità. Nel dare la vita e nella nascita c’è la speranza più grande, perché è la speranza radicata nell’amore».

Museo Archeologico e Museo d’Arte Sacra

piazza Baccarini 3, Grosseto

PIETRO ALBETTI

Canto quotidiano.

Factum est

A cura di Giovanni Gazzaneo, Luca Giannini, Mauro Papa

 

18 ottobre- 31 dicembre

 

Inaugurazione delle mostre della Settimana della Bellezza

18 ottobre 2025 ore 11, Polo culturale Le Clarisse, Sala Conferenze

 

Orari fino al 31 ottobre: dal martedì al venerdì 10.30-17

Sabato, domenica e festivi 10-13/16-19

Dal 1° novembre al 31 dicembre dal martedì al venerdì 9.30-13.30

Sabato, domenica e festivi 10-13/16-19

Chiuso il 25 dicembre.

Ingresso gratuito

In collaborazione con Galleria Rubin, Milano

Si ringrazia:

Cooperativa Auxilium

Gruppo Frassati

Media sponsor: Avvenire

 

 

 

www.maam.comune.grosseto.it; www.fondazionecrocevia.it

Biografia Pietro Albetti

Pietro Albetti, nato a Magenta (Mi) nel 1973, si forma come artista all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dopo aver partecipato a mostre collettive in Italia e in Europa, esordisce nel 2001 con la sua prima personale presso la Galleria Atelier 13 a Ellwanger in Germania, dal titolo En Plein Air. Nel 2006 la Galleria Spazio Lumera di Milano presenta Animadvertere, a cura da Michele Dolz, sul tema del rapporto tra luogo e sguardo. A gennaio 2008 Albetti è invitato a curare la mostra Su questa Pietra presso la Fondazione Torre Colombera di Varese sul senso dell’opera e della creazione artistica, dove espone il suo lavoro sul duomo di Milano.

Nell’estate 2008 l’artista partecipa ad Hyperorganic – Ambiente Emergente a cura di Jacqueline Ceresoli, sulle tematiche ambientali, presso la Triennale di Milano.

A Gennaio 2009 partecipa alla collettiva presso il Museo dell’Acqua di Milano Acqua Riflessi Memorie a cura di Daniele Astrologo e Sandra Revello, dove espone un ciclo pittorico di 6 riflessi sui Navigli, di grandi dimensioni, ed un trittico del Duomo di Milano. A marzo partecipa alla collettiva Ti basti la mia grazia, curata da Francesco Tedeschi e Cecilia De Carli presso l’università Cattolica di Milano.

Per il centenario del Futurismo ad aprile dello stesso anno partecipa alla mostra Città lavoro periferie: Urban scape dell’immaginario, una collettiva sul rapporto di 5 artisti con una visione di città del futuro, a cura di J. Ceresoli presso l’Annunciata di Abbiategrasso (MI).

A Novembre 2009 è invitato alla collettiva, curata da Luca Vona, Paratissima Ldt – Do not cross the line, presso la stazione di Porta Nuova di Torino. A Marzo 2010 e ad Aprile 2011 partecipa alla mostra Logicamente impossibile e Wilderness presso Spazio Lumera in occasione di MiArt.

Nel Maggio del 2011 realizza una personale dal titolo Farm, presso il Castello Sforzesco di Abbiategrasso, mostra curata dal critico Rodolfo Balzarotti.

Nel 2012 partecipa ad Arte Accessibile nel progetto curatoriale Corpo a Corpo, di Francesca Baboni e Stefano Taddei. A Luglio dello stesso anno partecipa alla collettiva Attese, curata da Giorgio Lodetti, presso la galleria Movimento a Milano e Paesaggio contemporaneo a cura di Andrea Carlo Alpini presso la galleria Deodato Arte in collaborazione con Theca Gallery.

Nel 2013 Espone al Manhattan Center di New York in occasione della collettiva The Works of 7 artist at New York Encounter e nello stesso anno partecipa  alla bipersonale Co.naissance curata da  Andrea Carlo Alpini presso il Loft 21 in collaborazione con Theca Gallery.

A Ottobre espone le opere della serie Milano in una mostra personale presso la galleria Spazio Lumera di Milano.

Nel 2014 partecipa alla mostra collettiva Anacronisticamente curata da Luca Maffeo presso l’ex convento dell’Annunciata di Abbiategrasso.

Nel 2015 viene invitato a partecipare alla mostra Tutto ho posto sotto i tuoi piedi presso l’università Cattolica di Milano, curata da Cecilia de Carli.

Nel 2016 partecipa alla mostra collettiva Una terra che attende curata da Giovanni Amodeo e Francesca Pinna presso il Palazzo Cittadini Stampa di Abbiategrasso.

Dal 2016 inizia la collaborazione con la Galleria Rubin di Milano per cui realizza due mostre personali, Fermo immagine nel 2016 e Tu sei il mattino nel 2020; nello stesso anno partecipa, presso la galleria, alla collettiva Piazze d’Italia.

Pietro Albetti vive e lavora a Milano

 

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