ELIO CIOL. ORIZZONTI DI LUCE
Grosseto, Settimana della Bellezza
Clarisse Arte e Museo Diocesano
“Elio Ciol. Orizzonti di luce”
Il fotografo friulano in mostra a Grosseto
La mostra fotografica sarà inaugurata sabato 19 ottobre, alle ore 19.30 in piazza Baccarini e sarà visitabile fino al 24 novembre. Ingresso libero.
Il maestro Elio Ciol, uno dei massimi esponenti della fotografia italiana porta la sua mostra fotografica “Elio Ciol. Orizzonti di luce” a Grosseto, in Toscana. La mostra, curata da Giovanni Gazzaneo, apre i battenti sabato 19 ottobre, alle 19 e 30 e sarà visitabile fino al 24 novembre. INGRESSO LIBERO
Due le prestigiose sedi espositive, vicinissime tra loro, che ospiteranno le opere: il Polo culturale Le Clarisse e il Museo diocesano d’arte sacra di Grosseto.
La mostra “Elio Ciol. Orizzonti di luce” è stata appositamente ideata e realizzata da Fondazione Crocevia per la Settimana della Bellezza 2019, insieme con la grande monografia “Elio Ciol” edita da Crocevia. L’allestimento è curato dagli architetti Edoardo Milesi e Viola Grassenis e dallo studio Archos.
«Il vero ha un fascino estremo e la fotografia è un modo più profondo di vedere la realtà. Per questo fin dagli inizi del mio percorso ho scelto di fotografare cose semplicissime» Elio Ciol.
La mostra vuole offrire un’ampia prospettiva sul lungo percorso di Elio Ciol, fotografo friuliano (1929), tra i grandi maestri della fotografia contemporanea. Le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei internazionali (dal Metropolitan Museum di New York al Victoria and Albert Museum di Londra, al Museo Pushkin di Mosca).
In tutto saranno esposte oltre 60 immagini in bianco e nero: le stanze del Polo culturale Le Clarisse sono dedicate agli scatti fotografici che ritraggono spazi rurali e urbani, ai luoghi del lavoro e dell’arte, ai ritratti corali, in particolare dei bambini, colti nella semplicità della vita quotidiana e al ciclo dei paesaggi, nella duplice visione che Ciol ci offre. Da un lato “l’orizzonte essenziale”, immagini senza tempo in cui la natura è colta come puro segno, e dove unica protagonista è la luce; dall’altro “l’orizzonte disegnato”, in cui la ricchezza di particolari ci mostra la creazione nel suo continuo generarsi, dalle pianure alle cime delle Alpi, dove terra e cielo diventano un tutt’uno.
Al Museo Diocesano sono, invece, esposte dodici opere del ciclo dedicato ad Assisi, realizzate tra il 1957 e il 2009. Ciol ha saputo cogliere la bellezza del paesaggio, del contesto urbano, dei luoghi sacri, il tutto nel segno dell’essenza mistica della città di san Francesco.
Come scrive lo storico dell’arte Massimo Carboni, si tratta di un ciclo di immagini «nitide, terse, come incise nella luce con un bulino, che sorprendono per la coerenza dello sguardo, la vocazione contemplativa, la costanza di uno stile figurativo asciutto, realistico, che niente concede al virtuosismo tecnico e alla spettacolarità fine a se stessa».
Per Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra, «Elio Ciol scrive con la luce come pochi sanno fare. Va in profondità, coglie l’essenziale, il cuore palpitante dell’essere e ce lo offre. Terra, cielo, acqua, e poi l’uomo, il lavoro, l’arte. Il soggetto è importante, ma molto più lo sguardo. E lo sguardo di Ciol è attento, pronto ad abbracciare l’insieme e il particolare, l’ombra e la luce. È uno sguardo lungo e profondo, gravido d’attesa. Sgorga dal suo cuore innamorato della realtà che gli si offre nel volto del Creato, nella gente che incontra. È uno sguardo senza tempo, come senza tempo è la contemplazione. La purezza dello sguardo è all’origine delle sue immagini, autentiche icone: un frammento di tempo (e di vita) liberato che rivendica la dignità del “per sempre”, un frammento di spazio che ha il respiro dell’universo, un frammento di luce, bellezza e sentimento. Ideale e reale si fondono in unità non per magia ma per rivelazione, che per Ciol è prima di tutto dono e grazia e poi lavoro, sperimentazione, conoscenza, e una vita, un’intera vita, che si è fatta sguardo […] I bianchi e neri di Ciol si declinano secondo due modalità: l’opposizione netta dei due colori, con il bianco che abbaglia e il nero profondo come un abisso; la trama continua, dove le gradazioni dei grigi disegnano un’armonia dalle infinite sfumature».
Elio Ciol nasce nel 1929 a Casarsa della Delizia (Pordenone), dove tuttora vive.
Inizia a lavorare fin da ragazzo nel laboratorio fotografico del padre, dove acquisisce quell’esperienza tecnica che lo accompagnerà nel corso della sua professione. A quattordici anni scatta le sue prime fotografie e comincia a elaborare un personale modo di esprimersi. Il mondo contadino è uno dei soggetti più ripresi dal suo obiettivo: ritrae la campagna e più in generale un mondo plasmato dai ritmi della natura e insieme dalla fatica dell’uomo.
A partire dagli anni Cinquanta sviluppa un suo originale linguaggio nel settore della fotografia di paesaggio, con una costante evoluzione fino ai tempi più recenti. Dalla campagna friulana a quella umbra, dai canyon americani alla Libia, dall’Armenia alla Terra Santa, il bianco e nero di Ciol sa cogliere di ogni luogo la vita silenziosa e il mistero.
Tra il 1955 e il 1965 fa parte del Cineclub Udine. Realizza in questo periodo vari documentari a passo ridotto, premiati ai concorsi di Montecatini e Salerno. Dal 1955 al 1960 prende parte al circolo fotografico “La Gondola” di Venezia.
Nel 1962 realizza le foto di scena del film Gli Ultimi di Vito Pandolfi e padre David Maria Turoldo. Nel 1963, a Milano, collabora con Luigi Crocenzi alla costituzione della “Fondazione Arnaldo e Fernando Altimani per lo studio e la sperimentazione sul linguaggio per immagini”.
Nella sua attività professionale è stata particolarmente significativa la produzione di campagne di documentazione di opere d’arte in Italia e in Europa, che lo hanno portato a collaborare a un imponente numero di pubblicazioni nel settore della storia dell’arte.
Grande sperimentatore, ha percorso l’evoluzione della fotografia, dalle lastre fotosensibili al digitale.
Ha scritto Giuseppe Mazzariol nella presentazione al portfolio “I silenzi di Assisi”, pubblicato nel 1996 nel libro Dove l’infinito è presente: «La scrittura di Ciol è di una rara complessità. Ogni sua fotografia presenta caratteri costanti e ricorrenti, così che si potrebbe dire che da più di vent’anni il nostro, pur mutando soggetti, realizzi sempre la stessa immagine, fortemente caratterizzata e inconfondibile… [In Ciol] la rappresentazione si dispone secondo un ordine che viene dall’operatore scoperto ed evidenziato; come una successione di tempi musicali scanditi con precisione dalle alternanze dei bianchi e dei neri, colti nelle più diverse dosature. Una scacchiera di spazi su cui ogni cosa trova il suo posto secondo un progetto evenemenziale che Ciol cerca pazientemente fra le infinite contraddizioni ed elusioni e divagazioni del reale, del mondo – natura uomo – e pone ogni volta in evidenza con tono sommesso e tutto interiore come una riflessione tra sé e sé sul meraviglioso esistere del mistero, di ciò che oltre le apparenze illumina all’improvviso le ragioni prime e profonde dell’esistenza e dell’esperienza di ciascuno: uomo, cosa, animale, cielo e terra».
Sono centosettanta le mostre personali realizzate da Elio Ciol, e centoventinove quelle collettive. Ne ricordiamo alcune tra le più significative.
Nel 1999 i Civici Musei e il Comune di Udine promuovono un’antologica nella chiesa di San Francesco.
Nel 2000 espone contemporaneamente a New York “Immagini d’Italia” e a Parigi “L’incanto della visione”. Nel 2002 il Comune di Padova organizza una personale nel palazzo del Monte di Pietà.
Nel 2004 la Provincia di Pordenone e il Comune di Casarsa della Delizia propongono, nel Palazzo della Provincia, a Pordenone, la mostra “Il fascino del vero”.
Nel 2007 un’antologica del suo lavoro è presentata al “Meeting per l’amicizia tra i popoli” a Rimini.
Nel 2009 la Regione Friuli-Venezia Giulia, la Provincia di Pordenone, il Comune di Pordenone e il Comune di Casarsa, in occasione dei suoi ottant’anni, e dei sessanta di attività professionale, promuovono tre mostre: a Villa Manin di Passariano “Elio Ciol. Gli anni del Neorealismo”; al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa “La luce incisa”; nella chiesa di San Francesco a Pordenone “Il volto e la parola”.
Nel 2011 “Assisi: la densità del silenzio” viene presentata a Mosca, all’Accademia Russa di Belle Arti, in occasione dell’Anno Italia-Russia. La mostra diviene poi itinerante e viene esposta al RosPhoto di San Pietroburgo, a Ekaterinburg, Novosibirsk, Omsk e Salekhard. Approda successivamente a Tokyo e ad Assisi. Sempre nel 2011 è invitato a esporre alla 54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia, a Trieste.
Nel febbraio 2012 partecipa alla grande mostra “Il fuoco della natura” nel Salone degli Incanti a Trieste, con due gigantografie lunghe cinque metri, Concrete astrazioni, e nell’aprile 2012 alla collettiva “Glocal3” al Centro Culturale Candiani di Mestre. Ancora nel 2012 l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca promuove, assieme alla Fondazione della Biennale d’Arte di Mosca, un tour della mostra “Il volto e la parola” nelle città di Irkutsk, Novosibirsk e Mosca.
Nel 2013 espone a Ptuj (Slovenia), in occasione dell’undicesimo Festival Art Stays. Sempre nel 2013 porta ad Arles la mostra “La luce incisa”, nel palazzo dell’Arcivescovado.
Nel 2015 a Lugano, al Museo delle Culture, è presentata la mostra “Gli adoratori della croce. Armenia 2005”. Nello stesso anno, per il quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, sono esposte alla Galleria Giovanni Bonelli, a Milano, le foto della cartella dedicata “A Pier Paolo” e altre immagini.
Nel dicembre 2016 dona a Casarsa oltre cinquecento opere, nucleo della futura collezione fotografica della città. L’anno seguente, sempre a Casarsa, si tiene la mostra “Elio Ciol nei Musei e nelle Collezioni Fotografiche Internazionali”. In quell’occasione viene realizzata un’importante monografia con testi di Guido Cecere e di Massimo Carboni, e RAI 3 gli dedica un documentario del regista Fulvio Toffoli.
Nel 2018 è invitato a esporre a Reggio Emilia nell’ambito di “Fotografia Europea 2018”, nel Palazzo Vescovile e nel Battistero. Illustra con sue foto il volume a cura di Massimo Camisasca “L’avventura di Gioventù Studentesca” (Mondadori Electa).
Nel 2019 il MAMM (Multimedia Art Museum) di Mosca, diretto da Olga Sviblova, gli dedica una retrospettiva con centosessantuno immagini (1950-1990).
Tra gli autori che hanno scritto di lui ricordiamo:
Fabio Amodeo, Giuseppe Barbieri, Massimo Carboni, Franco Cardini, Guido Cecere, Alistair Crawford, Giovanni Gazzaneo, Fred Licht, Giuseppe Mazzariol, Roberto Mutti, Davide Rondoni, Naomi Rosenblum, Carlo Sgorlon, David Maria Turoldo.
Sue fotografie figurano nelle raccolte di importanti Musei e istituzioni:
Metropolitan Museum of Art, New York; George Eastman House International Museum of Photography, Rochester; Center for Creative Photography, Tucson; Humanities Research Center, University of Texas, Austin; The Art Museum, Princeton University, New Jersey; Centre Canadien d’Architecture, Montréal; The Art Institute, Chicago; Victoria & Albert Museum, Londra; The University College of Wales, Aberystwyth; RosPhoto, San Pietroburgo; Musée de la Photographie, Charleroi; Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte, Udine; Museo A. S. Pushkin, Mosca; Fondazione Concordia Sette, Pordenone; Galleria di Arte Contemporanea della Pro Civitate Christiana, Assisi.
Nel corso della sua lunga attività ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali:
Premio Kraszna-Krausz, per il fotolibro Assisi, classificato a pari merito con Sebastião Salgado, Paul Strand e Irving Penn (Londra, 1992); Premio Speciale Friuli Venezia Giulia Fotografia (Spilimbergo, 1995); Premio Kraszna-Krausz, per il fotolibro Venezia, classificato a pari merito con Robert Doisneau, Erich Hartmann e Naomi Rosenblum (Londra, 1996); World Press Photo, terzo premio nella categoria Natura e ambiente (Amsterdam, 1997); Premio Nadal Furlan (Buja, 1999); Premio Foto Padova 2003 per il miglior fotolibro, con il volume Ascoltare la luce (Padova, 2003).
Le sue fotografie sono state pubblicate in duecentoventiquattro libri, tra i quali:
Assisi. Messaggero, Padova 1969; Italia black and white. Jaca Book, Milano 1984; Friuli Venezia Giulia. Un piccolo universo. Magnus, Udine 1984; Assisi. Federico Motta, Milano 1991 (in quattro lingue); Venezia. Federico Motta, Milano 1995 (in tre lingue); Dove l’infinito è presente. Roberto Vattori, Tricesimo, Udine 1996; Elio Ciol. Cinquant’anni di fotografia. Federico Motta, Milano 1999; Elio Ciol. L’enchantement de la vision. Campanotto, Udine 2000; Turoldo e “Gli ultimi”. Elio Ciol fotografo di scena. Federico Motta, Milano 2002; Elio Ciol. Ascoltare la luce. Il Leggio, Sottomarina di Chioggia 2003; Il fascino del vero. Antiga, Cornuda 2004; Tornare a Venezia. Punto Marte, Soligo 2008; La luce incisa. Punto Marte, Soligo 2008; Elio Ciol. Gli anni del neorealismo. Allemandi, Torino 2009; Il volto e la parola. Allemandi, Torino 2009; Assisi. La densità del silenzio. Punto Marte, Soligo 2012; Elio Ciol nei Musei e nelle Collezioni Fotografiche Internazionali. Punto Marte, Soligo 2017; Elio Ciol. Nel soffio della storia. Tecnograf, Reggio Emilia 2018.
“Elio Ciol. Orizzonti di luce”
Mostra a cura di Giovanni Gazzaneo
Grosseto, Polo Culturale Espositivo delle Clarisse e Museo Diocesano
dal 19 ottobre al 24 novembre 2019
INAUGURAZIONE
sabato 19 ottobre, ore 19.30, piazza Baccarini, Grosseto
ORARI
POLO ESPOSITIVO LE CLARISSE ARTE
lunedì-venerdì 10.00-12.00/16.00-18.00
sabato 16.00-19.00
MUSEO DIOCESANO D’ARTE SACRA
fino al 31 ottobre:
martedì-venerdì 10.30-17.00
sabato, domenica e festivi 10.00-13.00/16.00-19.00
dall’1 novembre:
martedì-venerdì 9.30-13.30
sabato, domenica e festivi 10.00-13.00/16.00-19.00
informazioni
Pagina facebook Settimana della bellezza – Grosseto
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