Piero Vignozzi. Canto a Maria
La Madonna delle Grazie di Matteo di Giovanni e La Madonna delle ciliegie del Sassetta, capolavori dell’arte sacra della diocesi di Grosseto, ispirano i d’apres di Piero Vignozzi esposti nel Duomo della città.
Pittore fiorentino dalle ottantaquattro primavere, Vignozzi non si sente degno di affrontare il sacro nell’arte se non guardando ai grandi maestri, da Giotto a Caravaggio. E questo nonostante le personali di Palazzo Vecchio a Firenze e Palazzo dei Diamanti a Ferrara, la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia…
I d’après, le opere ispirate dai grandi del passato, nascono già agli albori del suo cammino artistico, quando torna dal servizio militare. «Dopo una lunga pausa dalla pittura, per riprendere la mano sentivo il bisogno di confrontarmi con i maestri. Il mio percorso nell’arte religiosa in compagnia dei grandi è cominciato invece negli anni Ottanta. Io sento i grandi maestri come amici e mi sembra di entrare in bottega da loro come semplice garzone, a volte come aiuto. Riconosco la loro grandezza, spesso la forza della fede che traspare dalla bellezza che hanno saputo creare. Contemplo e mi lascio ispirare. Nei loro confronti ho un forte senso di gratitudine. Non posso mettermi a pari con loro. Semplicemente, anche da vecchio qual sono, cerco di essere un bravo studente e non mi stanco di andare a scuola». Una scuola che per gli artisti si gioca tutta sullo sguardo e un po’ su quel “rubare” di cui scrive nei suoi versi dedicati alla Madonna delle ciliegie Davide Rondoni: «come tutto ho rubato / con questi occhi i cieli gli ori le pianure». Un aprirsi totale alla realtà, lasciarsi toccare e ferire, in una gratitudine infinita per il Creato e per il passato, un cogliere che è insieme accogliere e offrire a chi ci è prossimo e a chi, dopo di noi, verrà. «Si impara guardando. È questo che bisogna fare, guardare. La vita ti passa davanti e tu la guardi, ecco tutto». Così l’arte è maestra e ispiratrice in un dialogo di sguardi che ci fa toccare e sentire la bellezza e la profondità della vita. E la profondità che cerca Vignozzi è quella dell’essenziale. Anche nel confronto con la Madonna delle Grazie di Matteo di Giovanni e La Madonna delle ciliegie del Sassetta, Vignozzi afferma che la sua è una “tecnica per levare”, ribaltando l’assunto michelangiolesco che assegnava alla pittura la via del “porre”. Scrive Claudio Pizzorusso: «Vignozzi “scolpisce” togliendo il “superchio”, quell’eccesso di materia che “circoscrive il concetto”, l’idea nascosta e in potenza. Ma quell’idea, per l’artista rinascimentale, quando viene alla luce si esplicita compiuta nella sua bellezza; oppure resta imbozzolata in un non-finito che dichiara l’impotenza a toccar la perfezione. Vignozzi, procedendo da un’immagine definita – per mano propria o, come nei d’après, per mano altrui –, la fa arretrare a un suo stato embrionale, entro i suoi primordiali incerti confini. Non un non-finito dunque, quanto un post-finito». Il suo creare artistico mira alla sorgente, a liberare il cuore dell’opera e a offrircelo nella sua semplicità viva e palpitante.
Piero Vignozzi. Canto a Maria
A cura di Giovanni Gazzaneo
Grosseto, Cattedrale, cappella della Madonna delle Grazie
Piazza del Duomo
21 ottobre – 18 novembre 2018
Orari: tutti i giorni 8-12/16-18
Ingresso libero
Inaugurazione sabato 20 ottobre 2018, ore 19.30
Piazza Baccarini
Catalogo Edizioni Crocevia
Info: www.fondazionecrocevia.it
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