5,6 e 7 maggio 2025Chiostro Grande di San Marco, Milano:SOGNOREALTÀ, Cinema d’autore a San Marco

5,6 e 7 maggio 2025
Chiostro Grande di San Marco, Milano:
SOGNOREALTÀ, Cinema d’autore a San Marco

IL CINEMA D’AUTORE PROTAGONISTA NELLA CHIESA DI SAN MARCO A MILANO

 FESTIVAL SOGNOREALTÀ

DAL 5 AL 7 MAGGIO

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

Foto e materiali: https://drive.google.com/drive/folders/1kFM0sB7uyLsJTuAcjfm-ZTrC_n6WlcC6?usp=sharing

COMUNICATO STAMPA

Milano, 24 aprile 2025

SognoRealtà” è il Festival del cinema d’autore: tre giorni per tre registi. Il 5, 6 e 7 maggio 2025 a San Marco a Milano nasce un progetto attorno alla settima delle arti, che in qualche modo le abbraccia tutte. “SognoRealtà” vuole offrire uno spazio e un momento di incontro. Il Festival è rigenerazione: punta a dare nuova vita al chiostro grande della chiesa di San Marco. È dialogo: un’occasione di incontro tra le generazioni alla presenza di tre registi. È infine passione: “cinematizzare” il quotidiano, offrire ragioni di appartenenza attraverso vecchie e nuove immagini perché la persona e la comunità tornino a essere protagoniste. 

«Abbiamo scelto il cinema – dice don Luigi Garbiniperché è il medium più adatto per raggiungere l’obiettivo che ci sta a cuore: il desiderio di trasformare i nostri sogni in realtà, e insieme trasfigurare la nostra realtà quotidiana in un grande sogno. Un sogno per il quartiere, per la città, per tutti coloro che parteciperanno a questa nostra iniziativa».

Nella serata del 5 maggio, alle 20.30, sarà proposto In Love with Shakespeare, introdotto dalla regista Alessandra Cardone. Il 6 maggio, alle 19.00, l’incontro con Pupi Avati e, alle 21.00, la proiezione del suo film Ultimo Minuto. Mercoledì 7 maggio, a partire dalle 18.30, vedremo i film Immondezza e Cutro Calabria Italia di Mimmo Calopresti. I tre registi saranno i protagonisti delle serate, e racconteranno quelli che sono stati i momenti più importanti e i passi cruciali dell’ideazione e della realizzazione delle loro opere. 

Fin dalle sue origini il cinema ha accompagnato la storia: l’ha raccontata, “illustrata”, in alcuni casi mitizzata, in altri l’ha resa ancora più reale e concreta. Tutto ciò attraverso una fruizione comunitaria, mediante una condivisione dei sentimenti. Tornare al cinema significa tornare al sogno che pervade la realtà: i sogni sono un prezioso e infinito serbatoio di immagini, parole, sensazioni e possono esprimere molte verità della vita. E ci sono sogni che accompagnano le generazioni del mondo complesso in cui viviamo, ponendoci numerosi interrogativi. Tanti gli spunti: i legami tra sogno, immagini e realtà; i sogni come desideri anche in rapporto con le età dell’uomo; il coraggio della fantasia…

In questo intreccio di sogno e realtà le tre serate vogliono proporre diversi generi cinematografici. La storia narrata nel documentario di Alessandra Cardone ci proietta in una dimensione teatrale e cinematografica allo stesso tempo, reale e onirica, prendendo le mosse da un sogno legato alla figura di William Shakespeare, inteso come vero padre culturale di un’Europa unita.

Le due pellicole di Mimmo Calopresti ci immergono nella dura realtà della cronaca, mostrando come il cinema possa rivelarci con maggior forza il nostro vissuto: l’evento è l’occasione per penetrare nel nostro intimo e declinare nuovamente le domande fondamentali. L’incontro con Pupi Avati ci consentirà di vedere una pellicola poco conosciuta di un maestro del cinema che abbraccia molteplici aspetti del rapporto sogno-realtà: la passione, lo scorrere del tempo, il confronto generazionale, la capacità di rimanere fedeli alla propria personalità, l’integrità nelle relazioni con gli altri.

«Il cinema, con il suo articolato linguaggio di immagini, dialoghi e musica, aiuta a restituire una visione della realtà dove sogno, sentimenti, storie si incrociano, meglio si incontrano – afferma don Gianni Zappa, parroco di San Marco –. Vogliamo proporre questo linguaggio perché è senza fretta. L’obiettivo è infatti quello di aiutare a stare nella realtà, a “pensare” la realtà, con lo sguardo alzato. E quando gli orizzonti, anche di singole problematiche, si ampliano, si vedono più aspetti, si “pensa” meglio, con più calma. Ci è sembrato un buon servizio da offrire quest’anno e negli anni a venire».  

Il Festival è realizzato in collaborazione con Fondazione Crocevia.

L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti. Non sono previste prenotazioni.

Informazioni per il pubblico: sanmarco@chiesadimilano.it

www.fondazionecrocevia.it

SILENZIOREALTA’

Cinema d’autore a San Marco, Chiostro grande

In caso di pioggia le proiezioni si terranno nell’Auditorium 

I registi saranno presenti al Festival e dialogheranno con il pubblico

 

ALESSANDRA CARDONE

5 maggio ore 20.30 

Introduzione e visione 

 In love with Shakespeare

di Alessandra Cardone

Modera Luca Barnabè

 

PUPI AVATI

6 maggio ore 19 

incontro con Pupi Avati

ore 21 proiezione

Ultimo minuto

di Pupi Avati

Modera Luca Barnabè

 

MIMMO CALOPRESTI 

7 maggio ore 18.30 (Auditorium)

Immondezza

di Mimmo Calopresti

ore 20.30

introduzione e visione

Cutro Calabria Italia

di Mimmo Calopresti

Modera don Luigi Garbini

 

BIOGRAFIA REGISTI E SCHEDE FILM

ALESSANDRA CARDONE 

Milanese, laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Milano. Lavora per anni in importanti agenzie di pubblicità finché l’amore per il cinema non la spinge a studiare sceneggiatura con il drammaturgo Gaetano Sansone. Il suo primo cortometraggio Aspettando Hollywood (Filmmaster) è selezionato da vari festival e vincitore del Cortocircuito Film Festival 2007. Vince la Menzione Speciale ai Nastri d’Argento per la sceneggiatura del film Boxing Paradise. Insieme agli spot pubblicitari, spesso da lei ideati, gira cortometraggi e documentari selezionati da vari festival, fra cui My Friend Johnny (Giornate degli Autori, Festival di Venezia) e In Love With Shakespeare (Filmmaker Film Fest 2015), presentato all’Istituto di Cultura Italiana di Londra in occasione del Quattrocentenario di Shakespeare (2016), e acquistato da SkyClassicaHD. Scrive e gira La Madeleine e lo Straniero, acquistato da RAI Cinema, vincitore di Cortinametraggio 2018 e premiato in molti festival nazionali e internazionali. L’Azzardo (2019) ha riscosso candidature e riconoscimenti in tutto il mondo. A novembre 2019 avrebbe dovuto iniziare le riprese del lungometraggio da lei scritto Profili Imperfetti (Noura Produzioni), per il quale aveva vinto il fondo Mibact/CNC e Fondo Sviluppo Liguria Film Commission, ma il progetto è purtroppo naufragato a causa del Covid e di problemi produttivi. Collabora alla sceneggiatura della docu-serie The Wine of the Champions, prodotta e diretta da Julio Sonino (KrH Media, Miami-USA) per il mercato americano. 

Ha ideato e scritto il format TV Maestri di Cantina, online su Mediaset Infinity da novembre 2023 e da Aprile 2025 su Prime Video con i nuovi episodi. Ha scritto e diretto il lungometraggio Una Vita da Sogno-L’Abbaglio (Scirocco Films) con il supporto di Apulia Film Commission, presentato al Festival CinemaItalia Cascais ’24, all’Otranto Film Festival ’24, (Audience Award) e al Festival Internazionale di Asti (Best Leading Actor Award-Andrea Simonetti). È distribuito al cinema da 102-Unicorn Distribution. Il Mare d’Inverno sarà il suo secondo lungometraggio.

IN LOVE WITH SHAKESPEARE- IL SOGNO DI GAETANO

Di Alessandra Cardone

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=xpXyZEFBirQ

Il film documentario In Love with Shakespeare celebra un grande uomo italiano, Gaetano Sansone, e il suo progetto “Will’s Ways”. Sansone è stato un drammaturgo, scrittore, regista, sceneggiatore e un insegnante meraviglioso. 

Era davvero innamorato di Shakespeare. Lo considerava un genio assoluto e pensava che fosse “patrimonio dell’umanità”, ma ancora di più “patrimonio europeo”: anzi, la vera unione della cultura europea, il vero legame culturale tra i paesi europei. Con le sue opere e poesie, Shakespeare ha davvero attraversato il nostro Vecchio Continente, da una città all’altra, da un porto all’altro, creando una rete di strade e collegamenti che non dovrebbe mai essere persa. Al contrario, dovrebbe essere ripercorsa per rafforzare questo legame tra i popoli. Ecco perché Sansone ha lavorato a questo bellissimo progetto chiamato “Will’s Ways” fino alla sua morte. Era il suo sogno. Quattro secoli dopo la morte di Shakespeare, il cui anniversario cadeva nel 2016, la proposta di Sansone era quella di creare durante quell’anno, in Europa, un enorme evento culturale simultaneo di scambio e unità, attraverso il Teatro e le Arti Performative, per dare una spinta positiva e spirituale «a questa parte del mondo che al momento sembra unita solo da ragioni politiche ed economiche».

In pratica “Will’s Ways” (lui chiamava Shakespeare “Will”, in confidenza) voleva creare un evento culturale diffuso che coinvolgesse in Europa quanti più luoghi possibili che il drammaturgo inglese aveva visitato, in un modo o nell’altro, nelle sue opere. Così, molte compagnie teatrali di ogni genere avrebbero lasciato le proprie città per viaggiare in altre città europee, seguendo gli itinerari di Shakespeare, e interpretando le sue opere. Questo grande evento avrebbe avuto la sua apoteosi durante il solstizio d’estate, quando tutti, nello stesso momento ma in luoghi diversi, avrebbero messo in scena il Sogno di una notte di mezza estate. Sarebbe stata un’ottima occasione di scambio culturale e di unità tra i paesi della nostra Europa e, forse, un modo per affermare le nostre radici comuni e il nostro spirito antico, ma moderno allo stesso tempo. Questo documentario avrebbe voluto dare enfasi a questa “piccola onda” per iniziare a realizzare il sogno di Gaetano di un’Europa unita, nel nome di Shakespeare. Purtroppo, per il momento, è rimasto un sogno, ma il fatto che se ne riparli proprio in questo periodo di grande perplessità e incertezza globale, accende una nuova speranza. 

MIMMO CALOPRESTI

Tra i suoi film i titoli La seconda volta, La parola amore esiste – vincitore del Nastro d’Argento come Miglior soggetto originale -, Preferisco il rumore del mare, L’abbuffata, Uno per tutti, Aspromonte, la terra degli ultimi. Sensibile ai temi del lavoro e dell’ambiente esplorati in documentari come Tutto era Fiat, Volevo solo vivere, La fabbrica dei tedeschi, La maglietta rossa, La fabbrica fantasma, Immondezza – la bellezza salverà il mondo. Produttore di Mirafiori Lunapark, è stato anche attore in alcuni film tra cui Le parole di mio padre di Francesca Comencini, La felicità non costa niente per la sua regia, ed È più facile per un cammello…, opera prima di Valeria Bruni Tedeschi. Con il suo ultimo lavoro Cutro Calabria Italia, ha vinto il Premio Nastro d’Argento per il miglior documentario – Cinema del reale.

IMMONDEZZA

di Mimmo Calopresti

Immondezza nasce dal desiderio di raccontare il “Keep Clean and Run”, un’eco-maratona di 350 km giunta nel 2017 alla sua terza edizione, che vede impegnati Roberto Cavallo e altri testimonial del mondo sportivo italiano in una corsa contro l’abbandono dei rifiuti.

Una corsa tra sentieri e parchi naturali raccogliendo, mappando e fotografando i rifiuti abbandonati per strada, ideata con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione e i media sul fenomeno del littering e del marine littering (abbandono dei rifiuti, in strada e in mare), nonché di testimoniare le filiere virtuose di gestione e trattamento dei rifiuti. L’obiettivo del racconto cinematografico coincide con l’obiettivo della eco-maratona, traducibile in un percorso che fa della sostenibilità ambientale il suo punto di forza.

Con lo stile che caratterizza il regista, nel documentario hanno quindi trovato spazio, non solo la corsa, con le interviste ai partecipanti, ma anche i luoghi, con le tipicità da evidenziare, le persone, le storie di vita, gli scorci di mare, le montagne e i vulcani. Filo conduttore del lavoro è stato l’ambiente, da rispettare, raccontare, promuovere con un focus sull’impegno nella raccolta dei rifiuti per strada. Nel documentario la parte istituzionale si è fusa con la parte più emozionale, restituendo allo spettatore un racconto appassionante, sia per il tema trattato sia per il linguaggio adoperato.

Film realizzato in collaborazione con Associazione AICA.

CUTRO CALABRIA, ITALIA

di Mimmo Calopresti

Trailer: 

https://vimeo.com/manage/videos/983025081/27821b3be6

Il 26 febbraio 2023, un’imbarcazione – un vecchio caicco di legno – è naufragata a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, in Calabria. All’interno dell’imbarcazione, che era partita da Izmir, in Turchia, il 21 febbraio, vi erano oltre 180 esseri umani, in gran parte di origine afgana, pakistana, siriana, turca, somala e irachena. Donne, uomini e bambini. Il naufragio ha strappato la vita a 94 migranti, tra cui 34 minori. Imprecisato il numero dei dispersi… L’imbarcazione, a 150 metri dalla riva, si è arresa dinanzi alla violenza delle onde e alle punte acuminate degli scogli.

Chi sono le vittime e i superstiti del naufragio? Sono degli individui fuggiti dalle proprie terre per una serie di cause: i conflitti armati, le persecuzioni (di natura religiosa, di genere), la povertà, il cambiamento climatico, il diritto ad ambire a un migliore percorso esistenziale, il bisogno di ritrovare la dignità, di lavorare, di studiare e di formare una famiglia.

Il parroco di Steccato di Cutro ha dichiarato: «Ho visto il sangue di Gesù Cristo sulla sabbia». Cutro è un comune di 10 mila abitanti. I cutresi non sono rimasti indifferenti riguardo alla sciagura avvenuta al largo di Steccato. Non hanno reagito a un fatto di cronaca, ma si sono ritrovati in un momento di storia, in un lembo di umanità soppressa. E allora si avverte la necessità di comprendere, di documentare, di fermarsi di fronte a una tragedia del genere, di narrare, con umiltà…

Compiere un viaggio interiore, come ebbe modo di compiere Pier Paolo Pasolini, che scelse (anche) Cutro come spazio per la sua opera cinematografica Il Vangelo secondo Matteo. E quelle acque, che hanno accolto il Vangelo, sono diventate il palcoscenico della catastrofe. Senza pregiudizi e intenti sociologici, abbiamo ascoltato quelle persone che non sono rimaste indifferenti, per conoscerle a fondo. Tracciare una linea di umanità, unire il dolore alla speranza.

«Ricordare e mai dimenticare, solo così riusciamo a dare un senso a una tragedia come quella avvenuta a Cutro. Ricordare chi non c’è più, raccontare le storie di chi era su quel barcone che si è sbriciolato sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Raccontare tutta quella gente che si è data da fare per dare una mano ai superstiti, che si è mobilitata per giorni per ricostruire e recuperare i brandelli di vita che arrivavano da quel mare che ha ululato per giorni e notti. Trovare un senso a quel che è successo facendo la sola cosa che so fare: raccontare», dichiara il regista. 

Un film prodotto da ALFA MULTIMEDIA. 

• PUPI AVATI 

Pupi Avati, nato a Bologna, è uno degli ultimi grandi maestri del cinema italiano. Il suo sogno era diventare un grande clarinettista jazz: lo realizza girando l’Europa con la “Doctor Dixie Jazz Band” ma vi rinuncia dopo l’ingresso di Lucio Dalla nella formazione: la sana competizione artistica gli ha fatto comprendere la differenza tra passione e talento, inducendolo a cercare altrove la propria strada. È il cinema il suo futuro: collabora alla sceneggiatura di Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini. La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975) con Ugo Tognazzi è l’inizio dell’ascesa, e successivamente La casa dalle finestre che ridono (1976) diventa film cult per gli appassionati di cinema noir. Grazie al successo di quest’ultimo film Avati lavora come sceneggiatore di Jazz Band (1978) e Cinema (1979), due produzioni televisive di carattere autobiografico. Tra i suoi film più rappresentativi Regalo di Natale (1986), Storia di ragazzi e di ragazze (1990), Il testimone dello sposo (1998), Il papà di Giovanna (2008), Il bambino cattivo (2013) e Un ragazzo d’oro (2014) che gli vale il premio come miglior sceneggiatura al Festival del Cinema di Montreal. Le ultime sue opere sono Il Signor Diavolo (2019), Lei mi parla ancora (2021), Dante (2022) e La quattordicesima domenica del tempo ordinario (2023). Ha all’attivo 55 film diretti e 57 sceneggiature scritte. È “Medaglia d’oro per i Benemeriti della Cultura e dell’Arte” ed è stato insignito “Commendatore Ordine al merito della Repubblica Italiana”.

ULTIMO MINUTO

di Pupi Avati

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=5A21qXhHnPs

Ultimo minuto è un film del 1987 diretto da Pupi Avati, con Ugo Tognazzi, Lino Capolicchio, Elena Sofia Ricci, Massimo Sarchielli, Luigi Diberti. 

Walter Ferroni è il direttore sportivo di una squadra di calcio che sopravvive nella bassa classifica della Serie A degli anni ’80 tra problemi finanziari, piccoli imbrogli e tanta passione. Dopo anni di difficoltà e di bilanci in rosso, Ferroni riesce a fare acquistare la squadra dal ricco industriale Di Carlo, credendo che questi si limiterà a finanziare la società lasciando a lui la gestione. Il nuovo presidente invece, con piglio imprenditoriale, lo rimuove dall’incarico e gestisce personalmente, inserendo nuovi manager accanto a quelli del vecchio staff di Ferroni prontamente passati al servizio del nuovo padrone. La nuova gestione parte con baldanza, ma senza l’esperienza e i contatti di Ferroni incontra subito notevoli difficoltà. Il nuovo presidente impara a proprie spese che gestire una società di calcio è diverso dal gestire un’azienda. La squadra passa da una sconfitta all’altra, sino a quando lo stesso Di Carlo viene pesantemente contestato e minacciato dai tifosi. Il presidente si trova costretto a tornare sui suoi passi e richiama Ferroni che, emarginando l’incapace allenatore, rende la squadra nuovamente competitiva, assumendone di fatto anche la guida tecnica. Tra le perplessità e l’ostilità di molti, dentro e fuori la società, vince la prima partita della sua nuova gestione con una mossa coraggiosa: sostituisce a pochi minuti dalla fine della gara con l’Avellino il vecchio e corrotto centravanti Boschi con il giovane diciassettenne Paolo Tassoni della squadra Primavera: proprio Tassoni realizza il gol decisivo all’ultimo minuto.

Alle vicende sportive si intrecciano quelle famigliari di Ferroni. L’uomo, vedovo e ancora sensibile al fascino femminile, ha una figlia, Marta, con cui cerca di recuperare un rapporto dopo averla sempre sacrificata alla squadra. La ragazza è stata in passato l’amante di Boschi e, contro la volontà del padre, tenta di riallacciare la relazione quando il calciatore è lasciato dalla moglie. L’ultima scena vede padre e figlia definitivamente divisi, lui felice per la vittoria sul campo, lei distrutta per la fine della carriera di Boschi.

 

 

 

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