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MAX MANDEL
SGUARDI DI LUCE

 

Max Mandel. Sguardi di Luce.

Fotografie 1985 – 2025

Milano, Palazzo Lombardia, Spazio IsolaSET, Piazza Città di Lombardia 1

2 – 21 luglio 2025

Inaugurazione martedì 1 luglio, ore 18

Mostra a cura di Giovanni Gazzaneo

Il progetto della mostra è di Fondazione Crocevia con Fondazione La Rocca

In collaborazione con Regione Lombardia

La realtà può essere molte cose nello stesso momento. Basta saperla guardare nel segno della meraviglia: un percorso a cui vi invita la mostra “Max Mandel. Sguardi di luce” a cura di Giovanni Gazzaneo. Mandel (Milano, 1959) espone centoventi fotografie a Milano, nello spazio IsolaSET di Palazzo Lombardia, dal 2 al 21 luglio 2025. Sei le sezioni in cui sono suddivise le immagini: Sguardi di luce, Istanti, Incontri, Lo spazio dentro, Forme senza tempo, L’altra metà del lavoro.

In Sguardi di luce Mandel coglie particolari, anche minimi, e li traduce in immagini quasi astratte: giochi di luce e ombra su una parete, fiori in una vasca, aerei di carta in volo nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano… Immagini raccolte nel corso di numerosi viaggi, dall’Europa, al Medio Oriente, all’Asia. Istanti raccoglie una serie di fotografie realizzate tra il 2016 e il 2108 con il telefono cellulare. Con Incontri protagoniste sono le persone. In Lo spazio dentro l’occhio del fotografo si sofferma sulle suggestioni legate alle linee e ai volumi degli edifici, mentre in Forme senza tempo protagonista è la scultura. Infine, L’altra metà del lavoro raccoglie la ricerca di Mandel sul lavoro femminile: una serie di intensi ritratti in bianco e nero. Lo sguardo fugge un approccio retorico e la persona si offre in dialogo con il fotografo proponendo oggetti o simboli legati alla sua attività. 

«Lo sguardo di Mandel – scrive il curatore della mostra Giovanni Gazzaneo – è mosso dalla passione della bellezza del quotidiano. Capace di coniugare sapere e vedere, vuole offrirci della realtà non la superficie, che per quanto abbagliante è pur sempre scorza, ma l’essenza, la sua poesia più intima». Nei ritratti in bianco e nero o nella meraviglia cromatica di un particolare, alla base degli scatti di Max Mandel è sempre la realtà. 

 

Biografia

Max Mandel è nato a Milano il 3 ottobre 1959.

Fotografo e ricercatore iconografico, la sua attività professionale si focalizza principalmente sulla ripresa e documentazione di opere d’arte, contesti urbani e architettonici, paesaggi. Nel corso della sua attività ha compiuto numerosi viaggi in Europa, Asia e Americhe. Dal 1988 al 2005 ha curato la documentazione fotografica delle campagne di scavo in Giordania dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, dirette da padre Michele Piccirillo. Impegnato nella divulgazione della storia della fotografia, si occupa con particolare riguardo del periodo della sua nascita e dei primi sviluppi nel XIX secolo. Alle fotografie di documentazione affianca quelle di carattere artistico. La sua ricerca percorre più strade, confluite nelle raccolte: Sguardi di luce, Appunti di Viaggio, L’altra metà del lavoro, Il Tigri e l’Eufrate, Viaggio in Italia, Ritagli di tempo, Decoupage, Cartoline da Street View. Le sue fotografie figurano in numerosi volumi e pubblicazioni di case editrici italiane ed estere.

Fra le esposizioni citiamo:

1986: Museo d’Arte Moderna, Konya (Turchia); Biblioteca Comunale, Martina Franca. 1987: Il Torchio di Porta Romana, Milano. 1988: Fondazione Tridente, Bari. 1989: Albergo dei Cavalieri, Milano. 1993: Villa Pasole, Feltre; Accademia Dino Scalabrino, Montecatini. 1996: Consolato Generale degli Stati Uniti d’America, Milano. 2001: Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco, Milano; Rocca Brivio, Casalpusterlengo. 2004: Palazzo Cusano, Cusano Milanino; Zoom International Photographic Exibition, Tokio e Atami, Giappone. 2005: Museo Nazionale di Fotografia, Brescia. 2006: Circolo Fotografico, Pieve di Ledro; Associazione Culturale Sator, Milano. 2007: Caffè letterario Assenzio, Rimini; Casa del Custode delle Acque, Vaprio d’Adda. 2008: Università Selgiuchide, Konya; Museo di Mevlana, Konya; Sala del Podestà, Rimini; Ambasciata d’Italia, Kabul, Afghanistan. 2014: Galleria d’Arte della Camera di Commercio, Chieti. 2015: Villa Camperio, Villasanta. 2018: Ocra, Montalcino. 2020: Cinema Palestrina, Milano. 2024, Polo culturale Le Clarisse e Museo Archeologico, Grosseto.

 

MAX MANDEL

Fotografie 1985 – 2025

a cura di Giovanni Gazzaneo.

Un progetto di Fondazione Crocevia e FLR

In collaborazione con Regione Lombardia

Milano, Palazzo Lombardia, Spazio IsolaSET, Piazza Città di Lombardia 1, dal 2 al 21 luglio 2025

Inaugurazione martedì 1 luglio ore 18

Orari: 

da lunedì a venerdi, 10 – 19

INGRESSO LIBERO

 

Per informazioni:

www.eventi.regione.lombardia.it

www.fondazionecrocevia.it

www.larocca.foundation

 

 

MAX MANDEL, ESTRATTI DAI TESTI CRITICI

Maximilien Mandel c’est un œil: il sait voir. J’ai été toujours fasciné par la réalité absolue, ce respect pour la vérité quotidienne qui ne peut nous être donnée que par le Réalisme. C’est découvrir un monde nouveau, et un art de tout respect, que de voir cette réalité détaillée saisie par Maximilien Mandel, et de s’apercevoir qu’elle est une œuvre d’art absolue, tout en étant une parcelle authentique de notre vie quotidienne. C’est ça le grand Art, c’est ça le don rarissime. 

Max Mandel è un occhio: sa vedere. Sono stato sempre affascinato dalla realtà assoluta, questo rispetto per la verità quotidiana che solo il Realismo ci può dare. È scoprire un mondo nuovo, e un’arte di tutto rispetto, il vedere questa realtà dettagliata cólta da Max Mandel, e accorgersi che è un’opera d’arte assoluta, e al tempo stesso una particella autentica della nostra vita quotidiana. Questa è la grande Arte, questo è il dono rarissimo.

Henri Cartier-Bresson, 1990

 

Giovanni Gazzaneo

Lo sguardo di Max Mandel è mosso dalla passione della bellezza del quotidiano. Capace di coniugare sapere e vedere, vuole offrirci della realtà, non la superficie – che per quanto abbagliante è pur sempre scorza – ma l’essenza, la sua poesia più intima. Quella poesia che anima il bambino e lo fa gioire del mondo nuovo (eppure sempre uguale) che ogni giorno si schiude ai suoi occhi. Lo stesso mondo che noi adulti riduciamo a routine. Le immagini di Appunti di viaggio nascono dalla libertà dello sguardo, quella libertà che non si fa imprigionare nella rassegnazione degli schemi, del già visto, ma si lascia sorprendere per aprirsi allo stupore. Mandel riesce a cogliere la trama della realtà, il suo essere complessa e sfaccettata, e la riporta a unità essenziale proprio nel frammento, dove gli elementi non si perdono, non vengono negati, ma trovano la loro forma più vera. Nel fascino assoluto della sinfonia di colori, nelle ombre in movimento, nelle prospettive inattese, nel gioco dei volumi si intravede la gioia del fanciullo e insieme la virtù del cercatore: essere vigile.

 

Ottorino La Rocca

Fin da piccolo amavo guardare lontano. Il mio è sempre stato lo spirito del contadino, lo spirito dei miei genitori e dei miei avi: piedi ben piantati per terra e sguardo rivolto al cielo. Non puoi coltivare la terra senza guardare il cielo e interpretarne i segni, senza vivere al ritmo delle stagioni. Ecco, questo sguardo, che forse desiderava orizzonti più ampi di quelli dei miei avi, mi ha sempre accompagnato. Così come sempre mi ha accompagnato la consapevolezza dell’importanza delle radici […]

Max Mandel apre orizzonti, con questo suo sguardo che si posa sulle piccole cose e ci fa vedere ciò a cui non badiamo, dà dignità agli oggetti, ma anche al tempo, del nostro vivere quotidiano. La sua è una bellezza umile e per questo più vera della bellezza gridata, imbellettata, costruita ad arte. In fondo arte e impresa nascono entrambe da un’idea. Un’idea che cresce nel tempo con il lavoro, con la passione, e anche con la fatica e la sofferenza. Ma se quell’idea è vera, allora è anche bella. L’idea di Max di un quotidiano che diventa degno di essere guardato mi affascina. Abbiamo bisogno di “Sguardi di luce” e gli sono grato perché l’arte sa sempre illuminare anche i tempi più bui dell’umanità. E l’arte, quella vera, dà sempre il coraggio della speranza.

 

Laura Leonelli

Diceva Walker Evans che «una buona fotografia non ha pretese». Verbo difficile, pretendere. Pretendere giustizia, certo, nobilissimo, ma poi c’è la pretesa, volere avere ragione a tutti costi, imporsi. E allora è gesto e parola scomposta, persino sguardo scomposto. Rumore inutile. Come le immagini di Walker Evans, anche le immagini di Max Mandel non pretendono, non alzano la voce, ma con garbo indicano un cammino a noi che le ammiriamo. Il cammino che suggerisce questo autore così sensibile, così discreto anche quando i colori squillano, è un attraversamento, non un semplice guardare attraverso gli schermi, i filtri, le materie, le opacità del quotidiano, cercando di rimuoverle come ostacoli fastidiosi, ma al contrario, umanamente, umilmente, comprendendo nell’immagine quelle stesse materie opache, traslucide, deformanti, riflettenti.

 

Edoardo Milesi

Un racconto continuo in questa sua personale, quasi un diario dove i dettagli sono sempre complessi, gli spazi sempre luoghi, i ritratti paesaggi interiori. Gli oggetti sono appunti di un viaggio che si compie col cuore più che con la mente. Ed è col cuore che Max ha viaggiato in questi anni, viaggi in giro per il mondo tra architetture, archeologie, paesaggi naturali e antropizzati, e poi nel mondo dell’arte, sempre con una grande onestà, un rispetto per quello che rimarrà nella sua Nikon, che siano uomini o cose, alberi o mestieri, perché si può essere virtuosi – e lui lo è –, ma virtuosi e leali sono due doti difficili da trovare assieme.

Ecco, se dovessi definire le sue fotografie le definirei prima di tutto oneste, belle perché leali e profonde. 

 

Arnoldo Mosca Mondadori

L’arte di Max Mandel nasce dal mistero, un mistero che sempre, all’improvviso, si sprigiona in un sorriso stupendo. 

È come se nella sua arte tutto potesse perdersi, perché Mandel non trattiene nulla. Le cose appaiono, i loro tratti si compongono, ma mai neppure per un istante Mandel mette prima se stesso. È come se un istante prima di fotografare lui sparisse. 

Ecco allora che le forme, anche le più perfette, portano in loro un equilibrio di bellezza, un suono, e sempre un indecifrabile colore.

Davvero l’arte può essere così intimamente unita all’anima di un artista, che il suo sorriso e il suo stupore continuano a vivere anche quando l’immagine sembra essere stata scattata. Ma niente invece è stato immortalato.

L’arte di Max Mandel scorre come acqua piena di limpidezza.

L’arte di Max Mandel è un incontro con il mistero della vita e della morte e della speranza.

 

Guido Oldani

Quando guardo le opere iconografiche di Max Mandel, mi balza subito un’osservazione che diventa poi una dichiarazione di poetica. Le sue immagini sono spesso la rappresentazione di un confine, di più confini magari convergenti in un punto. Qualcosa come le proiezioni ortogonali o le assonometrie, ma in una liberalità che approda a un raccoglimento. I colori sono miti, tenui, quasi sussurrati, per far capire che i significati non hanno bisogno del clamore, perché una virgola è più importante di un intero sisma. Se di cannocchiale si tratta, quello usato da Mandel è rovesciato, per allontanare la visione in modo da renderla complessiva. Ma è nei pressi di questa complessività che Mandel la lascia da parte, sicuro che il dettaglio è evocativo almeno quanto il tutto. Ecco allora che un’antologia delle sue fotografie, non è altro che la confidenza dell’interezza. È lì che si scova la ragione dell’emozione intrinseca a questo lavoro poetico

 

Marco Roncalli

Sono convinto che i risultati del lavoro di Max Mandel sappiano riflettere una singolare capacità evocativa di significati come civiltà, fede, bellezza, che rimandano all’uomo, anche quando si tratta di immagini di pietre oppure oggetti, o che rimandano a percorsi di ricerca interiore, anche se in apparenza mostrano orizzonti e distese. Ma sono altrettanto consapevole che l’occhio di Max può accompagnarci a scoprire ciò che è o potrebbe essere “altro” da ciò che appare, ad andare oltre la superficie, rivelando, tramutando, trasfigurando con un click che è solo l’ultimo istante di una riflessione.

 

Santo Versace

L’amore è tutto, è l’espressione massima della nostra vita. Quando non c’è amore, non incontri amore, non vivi con amore, la vita è vuota. Trovo nelle foto di Max Mandel soprattutto amore, amore per le persone che incontra, amore per i luoghi che vede, amore per le cose del quotidiano che accoglie così come si offrono, senza creare un set, ma in tutta la loro naturalità. Il suo è davvero uno “sguardo innamorato, un abbraccio gentile”. Ecco perché penso che Mandel sia un fotografo straordinario. L’amore è il senso della vita. E la sua fotografia è davvero ricca di significato […]

La bellezza vera, quella che chiamerei “naturale”, che è la bellezza ricercata da Mandel, è pura libertà, non ha altro scopo che la bellezza stessa, per quanto colta nella quotidianità, nelle cose apparentemente insignificanti. Di fronte alla finzione della moda la bellezza che Mandel persegue è quella della verità: le sue foto sono un racconto di verità. E le stesse foto artistiche sono cariche di realtà perché anche quando non nascono in strada, vengono comunque dalla strada, sono frutto di un cammino vero.

Le donne che raffigura ne L’altra metà del lavoro non hanno nulla a che fare con le modelle. Guardando questo racconto del genio femminile attraverso i ritratti, dove l’umanità traspare con forza, non ho potuto non pensare a mia madre, a cui nonostante la viva intelligenza non è stato permesso di proseguire gli studi oltre la licenza di quinta elementare. Ha cresciuto i suoi figli con un amore che non conosceva misura, e con il suo lavoro apprezzatissimo di sarta ha dato da vivere alla sua famiglia […] 

La fotografia ha a che fare con la verità ma la verità è qualcosa di più grande. Dalle foto di Mandel si intuisce che, se c’è una grandezza nelle cose minime, c’è una grandezza infinita che abita il cuore degli uomini e il Creato tutto. Ma quella verità ci abita eppure ci supera. È la Verità di cui mi sono innamorato.

 

Stefano Zuffi

Semplicemente, Mandel usa il microscopio del cuore e apre l’obiettivo della mente. Le sue immagini possono evocare la poesia liofilizzata e rarefatta di un haiku giapponese o la vibrazione impressionista di un’acqua increspata di Monet; portare alla mente gli idilli leopardiani, alla ricerca dolcissima e insieme quasi disperata di un accordo universale con la natura; o anche tradurre in immagini attuali le intuizioni “quasi astratte” pittoriche di De Staël o un reticolo di segni che si intrecciano come in un dripping di Pollock. Però, tracciare un diagramma geografico “orizzontale” dei possibili riferimenti visivi fa torto alla forza “verticale” degli scatti di Max Mandel, alla loro singola, individuale intensità: una varietà di forme, di accenni, di atmosfere che si fondono lievemente in giorgioneschi accordi di luce-colore. Sempre con quel tono stupito e grato di chi si trova, quasi per caso o per fortuna, di fronte a una scheggia preziosa e fragile dell’immensa bellezza del mondo.

 

 

Nel tuo sguardo viandante

di Davide Rondoni

Il protagonismo 

è delle intersezioni, la foto

non celebra nessuno, nessuno

è al centro, tutto 

partecipa all’antecedente 

visione del creato – e ora

sfocata o marginale

si rivela si vela fa vela

nel tuo sguardo viandante

o forse pellegrino

sapendo o forse supplicando

o già sperimentando 

che la visione non svanisce 

ma aumenta, passo

dopo passo, e in ogni cosa

tenta, domanda, sospira

fino a che diventano uno

il fuoco e chi ne cerca i prodigi

la luce e chi l’ammira

 

Zingonia Zingone

Geometrie squarciano la luce 

nella verticalità dell’istante

si rivelano 

frammenti d’infinito

e chiostri 

rinchiusi in chiocciole d’ombra:

silenziosa preghiera illuminata 

da sermoni in pietra.

 

 

Abitazione . Milano, 1998Riflesso nel portale di un tempio, Kamakura, Giappone 2004Ristorante, Marocco 1996Aeroplani di carta galleria Vittorio Emanuele Milano 19882 Albenga, duomo 2024 2 Barbiere di strada. Bangkok, Thailandia 1996

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3 Scantinato. Cinisello Balsamo 2005 4 Delfi GrDeB9411bn 4 Il bacio di Rodin, Parigi 2003 4 Mitoraj 5 Eleonora e Chiara, musiciste 2008 5 Paola, bed and breakfast 2008 5 Sara, addetta di ambasciata