14 marzo 2024 Milano, Università Cattolica del Sacro CuoreElio Ciol. Orizzonti di luce

14 marzo 2024
Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore
Elio Ciol. Orizzonti di luce

Presentazione della mostra

“Elio Ciol. Orizzonti di luce”

Mostra a cura di Giovanni e Paolo Gazzaneo

Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore

 

Inaugurazione della prima sezione “Assisi tra Cieli e terra”

Cappella San Francesco, giovedì 14 marzo ore 16

Intervengono Aldo Grasso, Antonella Sciarrone Alibrandi, Cecilia De Carli

 

Orario esposizione:

da martedì a venerdì 10-14

sabato 10-13.30

 

 

«Il vero ha un fascino estremo e la fotografia è un modo più profondo di vedere la realtà. Per questo fin dagli inizi del mio percorso ho scelto di fotografare cose semplicissime» Elio Ciol

La mostra vuole offrire un’ampia prospettiva sul lungo percorso del fotografo friuliano (1929). Tra i grandi maestri della fotografia contemporanea, le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei internazionali (dal Metropolitan Museum di New York al Victoria and Albert Museum di Londra, dal Museo Pushkin di Mosca al Musée de la Photographie di Charleroi).

Presenteremo il ciclo dei paesaggi, nella duplice visione che Ciol ci offre. Da un lato “l’orizzonte essenziale”, immagini senza tempo in cui la natura è colta come puro segno, e dove unica protagonista è la luce. Dall’altro “l’orizzonte disegnato”, in cui la ricchezza di particolari ci offre la creazione nel suo continuo generarsi: dalle pianure alle cime delle Alpi, dove terra e cielo diventano un tutt’uno. E poi contempleremo gli spazi rurali e urbani, i luoghi del lavoro e dell’arte, la predilezione per i ritratti corali, in particolare dei bambini, colti nella semplicità della vita quotidiana.

Affascina in Elio Ciol la sua fedeltà assoluta al reale. Grazie al suo linguaggio interiore può coglierne tutta la poesia, che siano gli orizzonti infiniti o l’umile pietra di un rudere.

Uomo dalle radici forti, ama la sua terra, ma questo amore non lo imprigiona nella nostalgica tranquillità del provinciale, anzi lo apre al mondo. Elio Ciol sa osare. Nel 1955 partecipa a un concorso a New York: “Popular Photography” lo premia, e lo premierà ancora nel 1956 e nel 1957. Nel 1958 Bambina di campagna viene pubblicata da “Photo Maxima”. È l’inizio di una affermazione a livello internazionale che lo porterà a essere presente nelle collezioni di alcuni dei più importanti musei americani, francesi, inglesi, russi… Anche grazie all’incontro con Alistair Crawford, artista inglese e storico dell’arte. In visita ad Assisi resterà conquistato dalle immagini del primo volume che Ciol, nel 1969, aveva dedicato alla città di Francesco. E ad Assisi, la città più amata da Elio, è dedicata la prima sezione della mostra che inauguriamo nella cappella San Francesco il 14 marzo.

Scrive Crawford: «La fotografia di Elio Ciol è spirituale; la luce illumina il suo paesaggio come una fede. Essa contiene, senza vergognarsene, nozioni di bellezza. Riafferma il ruolo positivo della creatività, l’integrità del mestiere, la dignità del lavoro manuale, il bisogno di una capacità e, non da ultima, l’aspirazione dell’arte. Se consentiamo a queste immagini immacolate di influenzarci, esse possono elevarci».

Assisi ha un ruolo centrale nell’opera e nella vita di Elio: nella città umbra, nel 1963 conosce Rita, che diventerà sua moglie e madre dei suoi tre figli, e scopre un mondo che saprà ritrarre come nessun altro. È il luogo per eccellenza dove natura, architetture, arte assumono la sacralità generata dalla predilezione di Dio per un figlio di questa terra: qui si è manifestata la Presenza, il crocefisso ha parlato a Francesco e lui ha risposto fino a diventare l’alter Christus. E le immagini di Assisi realizzate da Elio custodiscono l’aura di colui che offrendo sé stesso ha cambiato la sua vita, ha rinnovato la Chiesa, ha ispirato la svolta nelle arti. Il ciclo di Assisi comincia nel 1957, quando la Basilica gli appare al di sopra delle nebbie, unica presenza laddove tutto sembrava smaterializzarsi. «Ad Assisi ho scattato alcune delle mie foto più belle. L’ho scoperta un inverno di sessant’anni fa. La valle era piena di nebbia e, salendo alla rocca, a un tratto sono uscito nel sole e sotto di me c’era un mare di nuvole. È stato come un passaggio dalle cose tetre a quelle splendenti, in uno spazio che si allungava all’infinito. Un’esperienza di bellezza e di grazia». La città di Francesco sarà anche il luogo di importanti incontri per la formazione umana e religiosa di Elio: conosce la Pro Civitate Christiana di don Giovanni Rossi e don Luigi Giussani, che frequenterà nelle esperienze di Gioventù studentesca e Comunione e Liberazione.

Scrive Giuseppe Mazzariol sul ciclo di Assisi: «Fotografia metafisica, non tanto per eventuali imprestiti dalla pittura metafisica, che isola e decontestualizza l’oggetto per caricarlo di significati metaforici, ma per l’appassionata incessante ricerca dei valori profondi e permanenti della storia dell’uomo e delle cose che solo se riportati nell’economia di un ordine che li trascende assumono significato. I campi lunghi di certe immagini umbre e assisiati sono possibili a questo artista perché le prospettive tracciate, con grande sicurezza dal suo occhio, traguardano un punto fermo che si pone oltre l’orizzonte fisico della veduta, verso il quale convergono le singole parti che la compongono».

Giovanni Gazzaneo in Elio Ciol, la monografia che accompagna la mostra, così riassume l’opera del maestro e amico: «Elio Ciol scrive con la luce come pochi sanno fare. Va in profondità, coglie l’essenziale, il cuore palpitante dell’essere e ce lo offre. Terra, cielo, acqua, e poi l’uomo, il lavoro, l’arte. Il soggetto è importante, ma molto più lo sguardo. E lo sguardo di Ciol è attento, pronto ad abbracciare l’insieme e il particolare, l’ombra e la luce. È uno sguardo lungo e profondo, gravido d’attesa. Sgorga dal suo cuore innamorato della realtà che gli si offre nel volto del Creato, nella gente che incontra. È uno sguardo senza tempo, come senza tempo è la contemplazione. La purezza dello sguardo è all’origine delle sue immagini, autentiche icone: un frammento di tempo (e di vita) liberato che rivendica la dignità del “per sempre”, un frammento di spazio che ha il respiro dell’universo, un frammento di luce, bellezza e sentimento. Ideale e reale si fondono in unità non per magia ma per rivelazione, che per Ciol è prima di tutto dono e grazia e poi lavoro, sperimentazione, conoscenza, e una vita, un’intera vita, che si è fatta sguardo: “Il vero ha un fascino estremo e la fotografia è un modo più profondo di vedere la realtà. Per questo fin dagli inizi del mio percorso ho scelto di fotografare cose semplicissime”. Le sue immagini ci offrono la realtà filtrata dallo sguardo interiore: è la luce del vero, che gli permette di andare oltre la superficie, e di cogliere quell’armonia che tutto anima e tutto sostiene. Una luce che proviene direttamente dalle persone e dalle cose, dal loro essere musica, poesia, silenzio. La sua vita è stata una continua ricerca della luce nella sua purezza, luce a volte assoluta, a volte soffusa. I suoi bianchi e neri declinano due modalità: l’opposizione netta dei due colori, con il bianco che abbaglia e il nero profondo come l’abisso; lo sfumato dove le gradazioni dei grigi disegnano un’armonia dalle mille tonalità e il giusto rapporto di luce e di ombra».

 

 

Per informazioni

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