AURELIO AMENDOLA SGUARDI
Quindici fotografie di grande formato di Aurelio Amendola per entrare negli sguardi dei grandi capolavori di Michelangelo, Canova e Wildt. La mostra “Aurelio Amendola. Sguardi” è appositamente ideata e realizzata per la Settimana della Bellezza 2018, al Museo archeologico e al Museo Diocesano di Grosseto.
L’idea nasce dal “cortocircuito” che si crea tra il fotografo che guarda e lo sguardo dell’opera che ritrae.
Sessant’anni son passati da quando Amendola scattò le prime foto alle opere di Giovanni Pisano, quanto basta per affermare che scultura fotografata e Aurelio Amendola sono sinonimi: ha saputo fare della fotografia d’arte l’arte della fotografia. A Pistoia, la sua città natale, per i tanti che lo conoscono è semplicemente il “maestro”. Ma Amendola, col suo sorriso aperto e la battuta sempre pronta, non ama essere additato artista, nonostante sia stato il primo fotografo vivente a cui l’Ermitage di San Pietroburgo abbia dedicato una mostra. “Il punto di partenza e il punto di arrivo del mio lavoro è la scultura. E i volti, i corpi di marmo o di bronzo sono per me persone viventi”.
Scrive Giovanni Gazzaneo nel testo in catalogo: “Le foto di Amendola raccontano non solo l’arte, ma anche l’empatia, la vicinanza che ha coltivato con i tanti maestri conosciuti. Questo gli ha permesso di mostrarci il lato umano dell’opera, il creatore e la creatura insieme, nella continua ricerca dell’incipit e della forza generativa del linguaggio. Ci ha offerto prospettive nuove anche di lavori così famosi che nella ripetitività della riproduzione hanno finito per diventare stanchi simulacri dell’originale, incapaci di offrirci la straordinarietà (direi eroicità) e la forza di novità che ogni capolavoro, del passato e del presente, custodisce come tesoro geloso. Parte dalla realtà per restituirci la realtà, nella scultura come nel ritratto”.
Le opere presentate al Museo archeologico e al Museo Diocesano di Grosseto sono legate dal tema dello sguardo. Gli scatti della Pietà di San Pietro, quei particolari che ci aiutano ad accostare i volti di Cristo e di sua Madre, più giovane del figlio. Michelangelo ha scolpito nel marmo i versi di Dante e ne ha fatto un canto di luce: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio”. E poi eccoci di fronte all’eroicità del David: eroicità che Buonarroti non ha espresso tanto nel trasformare il ragazzo d’Israele in un gigante di marmo di oltre cinque metri, ma rivelandola in quello sguardo fermo, di fiducia totale in Colui che l’ha chiamato per salvare e guidare il suo popolo. Ci colpisce la dolcezza infinita che Canova ha saputo imprimere in quel semicerchio di grazia e di dolore che è la Maddalena penitente. Infine Wildt, maestro nel trasporre emozioni e sentimenti nei suoi volti, che rendono luminosa carne la dura pietra.
Dice Amendola: “Non puoi arrivare alla cosa in sé, alla reale natura del soggetto, strappando via la superficie. La superficie è tutto quello che hai. Puoi andare al di là della superficie lavorando con la superficie. Tutto quello che puoi fare è manipolare quella superficie – la gestualità, l’abbigliamento, l’espressione – radicalmente e correttamente”.
Aurelio Amendola. Sguardi
A cura di Giovanni Gazzaneo
Grosseto, Museo Archeologico e d’Arte della Maremma e Museo Diocesano
Piazza Baccarini
21 ottobre – 7 dicembre 2018
Inaugurazione sabato 20 ottobre 2018, ore 19.30
Piazza Baccarini
Orari: martedì-venerdì 9-14; sabato, domenica e festivi 10-13/16-19
Ingresso libero
Catalogo Edizioni Crocevia
Info: www.fondazionecrocevia.it
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