Nelle Sale Francesco Agello del Museo Civico di Crema, 150 immagini scattate dal fotografo bergamasco negli anni Sessanta e Settanta, raccontano la memoria della Lombardia attraverso tematiche che abbracciano il paesaggio, la vita sociale, i vecchi mestieri, la religiosità, le città.
L’esposizione, ideata da Crocevia – Fondazione Alfredo e Teresita Paglione e curata da Giovanni Gazzaneo, presenterà 150 immagini, molte delle quali inedite, scattate negli anni Sessanta e Settanta da uno dei cantori della terra lombarda.
Le fotografie gettano uno sguardo sulla regione che, dal boom economico susseguente alla guerra, si stava dirigendo verso la modernità. Sono immagini che raccontano, senza nostalgici rimpianti né idealismi, la memoria di una terra ricca di storia e di tradizioni, e che sono capaci di riflettere sul senso del lavoro dei lombardi così come sulla dimensione umana e religiosa di una civiltà di carattere prettamente rurale e artigiano, ormai scomparsa.
In quasi cinquant’anni di attività, l’obiettivo di Pepi Merisio ha catturato volti, paesaggi, contesti. Questa mostra costituisce una summa del suo lavoro e del suo amore per la Lombardia.
Il percorso espositivo, organizzato per tipologia e per tematica, costruirà un sistema di racconti intrecciati tra loro, in cui paesaggio e uomo sono parti inscindibili di un’unica grande storia.
Nella sezione La roccia, l’acqua, la terra, si racconterà il grande paesaggio lombardo, con le sue cime, i suoi ghiacciai, i suoi fiumi, così come la vita di montagna e quella del lavoro nei campi.
Ne Il paese, la vita, il lavoro si ricostruirà il modo di vivere dei paesi lombardi con tutte le loro tradizioni, dall’infanzia al matrimonio, con tutti i rituali profani legati alla casa e all’osteria, con gli antichi mestieri, la filanda, la miniera, il maglio, la ferriera, e il passaggio dalla vecchia centrale
elettrica alla fabbrica. Quindi l’occhio di Merisio approfondirà la grande tradizione religiosa della Lombardia attraverso le immagini che raccontano la fede dei semplici, le processioni, i santuari e la celebrazione dei riti funebri.
Il viaggio si concluderà con le foto che ritraggono le città, sia i capoluoghi sia i centri minori, così ricchi di vitalità.
Come scrive Giovanni Gazzaneo in catalogo: «Un canto all’umanità è l’opera di Pepi Merisio. Un canto all’umanità dei semplici, dei senza storia, di chi mai troverà spazio nelle cronache e tanto meno sui libri. Un canto all’umanità fatto di immagini che colgono l’amore, il lavoro, l’amicizia, la preghiera, il gioco, l’attesa, il coraggio, il sacrificio, la gioia… Più semplicemente la terra e il cielo, la vita e la morte. Da quasi sessant’anni la sua fotografia narra la realtà, meglio, la sua essenza: in un tempo senza tempo, mostra ciò che è oltre l’apparenza e dà senso al nostro esistere quotidiano».
Accompagna la mostra un catalogo Lyasis edizioni.
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